Proposte che fanno la differenza
Se pensiamo solo a un anno fa, quando tutto sembrava normale, non si parlava mai di morte: oggi questa parola è tornata nel nostro vocabolario. Usiamo tutti un linguaggio scientifico e sanitario a noi prima distante. Se ascoltiamo il telegiornale si parla di trincea, guerra, battaglia, fronte: si combatte contro un nemico di invisibile, minuscolo. Tutti siamo coinvolti. Non è facile gestire questi pensieri che solo dopo si trasformano in emozioni. Si attiva la paura perché sente il pericolo. Si vive in uno stato di tensione continua. Si arriva a fine giornata stanchissimi: il cervello ha lavorato, è stato in turno di guardia a vigilare contro il pericolo.
Così vivendo (o sopravvivendo) ci si rischia di ammallare. Non parlo del Covid (anche se è la causa di tanti ed enormi pensieri). Il pericolo è anche quello di ammalarsi a livello psichico.
Per questo noi ci siamo e apriamo le nostre porte. Uno spazio di aggregazione non per forza coincide con un centro di aggregamento. Per far fronte alle sfide educative di oggi e per prevenire alcuni atteggiamenti antisociali da parte dei nostri ragazzi ci stiamo modellando sulla situazione attuale.Oggi non solo è possibile ma diventa fondamentale dare occasioni di relazione agli adolescenti, dentro uno spazio educativo in grado di fungere anche come luogo in cui creare gruppi-rifugio in grado di far sentire a proprio agio i membri.
Dobbiamo per il momento abbandonare slogan della serie “più si è, meglio è” oppure “mescolare i membri di compagnie diverse”.
Oggi diventa prioritario che i ragazzi si trovino a piccolo gruppo e che magari questo piccolo gruppo sia composto da ragazzi che in buona parte già si frequentano al di fuori delle nostre quattro mura.Come canta Ligabue “i ragazzi sono in giro” ma noi adulti sappiamo come stanno in giro? Difficilmente nei parchi e per strada rispettano le norme anticontagio. Facilmente si invitano a casa dell’uno o dell’altro e di certo non indossano la mascherina, non si igienizzano frequentemente le mani e non rispettano le distanze minime.
Qui a Fly Zone invece desideriamo ospitare minigruppi di ragazzi per volta per sperimentare la bellezza della relazione interpersonale rispettando, anzi educando al senso civico che sta dietro alle restrizioni perché possano farle proprie: incamerarle, digerirle e infine accettarle.
A maggior ragione adesso che gli adolescenti seguono la didattica a distanza, non si incontrano a scuola e nemmeno nello sport, progetti come Fly Zone fanno la differenza.
A settembre noi educatori siamo partiti ascoltando a tu per tu ogni ragazza e ragazzo che conoscevamo. Abbiamo chiesto loro a cosa fossero interessati e da lì abbiamo visto che alcune idee si ripetevano. Così abbiamo creato piccoli gruppi che dessero vita ad attività.Da ottobre abbiamo dato gambe a diversi percorsi quali falegnameria (due giorni alla settimana), lo spazio studio (tre giorni), un laboratorio di cucito (un giorno), un percorso di grafica per creazione del nostro logo (due giorni), momenti di giochi di società (due giorni) e sere di cineforum (ogni quindici giorni).
Concludiamo con le parole di Emanuele, uno dei nostri ragazzi, parole che ben riportano la valenza di piccole azioni educative come quelle offerte.
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